mercoledì 19 gennaio 2011

IL 28 GENNAIO GLI STUDENTI IN PIAZZA CON I LAVORATORI. IL NOSTRO FUTURO NON E’ RICATTABILE


Con l’approvazione della legge Gelmini il governo conclude il processo di distruzione dell’università italiana iniziato con la Legge 133.

Nel nome della modernizzazione, del merito e della lotta alle clientele e al baronato si è consumata la morte dell’università pubblica italiana.

Nel nome di principi ribaltati a uso e consumo della retorica neoliberista, questo governo mette il futuro degli atenei italiani e delle nuove generazioni nelle mani dei privati, cancella il diritto allo studio, rende ancora più precari ricercatori, studenti e lavoratori.

La riforma dell’università è emblematica per comprendere la strategia di questo governo nell’affrontare la crisi economica e le sfide di un mondo sempre più globalizzato, facendo pagare i costi della crisi a chi non l’ha provocata, alle fasce sociali più deboli, togliendo loro diritti.

Ci dicono che in nome di una non meglio identificata modernità bisogna sacrificare i diritti, ci dicono che per cogliere la sfida di una globalizzazione spietata bisogna piegarsi alle pure logiche del mercato e del profitto, sacrificando qualsiasi cosa.

L’idea della Gelmini, di questo governo e di Marchionne è quella di ricattare un intero paese per soddisfare gli interessi di pochi.

Hanno approvato la riforma della scuola e il ddl università riducendo in macerie il sistema pubblico d’istruzione italiana, rispondendo alle migliaia di studenti che si sono mobilitati che la crisi richiede sacrifici.

Ora ci vogliono convincere che per uscire dalla crisi bisogna smantellare i diritti conquistati dopo lunghe lotte.

Il movimento di questo autunno, nato contro la riforma della scuola e dell’università, ha invece dimostrato tutt’altro. Ha messo in difficoltà una classe politica corrotta, e un’opinione pubblica distratta da scandali sessuali e liti nella maggioranza, riportando il dibattito pubblico sul terreno dei diritti e del lavoro.

Gli studenti di oggi sono per la prima volta la generazione con meno prospettive rispetto a quelle passate, la generazione di chi sa che avere una laurea non significa trovare lavoro, di chi non può progettare il proprio futuro, di chi è costretto a fuggire all’estero per poter esprimere il proprio talento e per essere valorizzato.

Alla scelta, o meglio al ricatto, tra un futuro precario o la fuga all’estero gli studenti hanno detto no in maniera ferma e radicale riuscendo a bloccare il paese e conquistandosi la solidarietà dei cittadini.

Il 28 gennaio, in occasione dello sciopero dei lavoratori metalmeccanici, saremo ancora una volta in piazza per difenderci dall’attacco di chi vuole rubare il nostro futuro cancellando i diritti.

Ad unire lavoratori e studenti è la contrarietà al modo in cui il Governo sta affrontando gli effetti di una crisi economica che sta producendo migliaia di disoccupati, innanzitutto tra ragazzi e ragazze precari, nel sistema pubblico e in quello privato, la mancanza di reali garanzie sociali da parte dello stato in un momento di crisi economica come quello che stiamo attraversando.

Lavoratori e studenti sono oggi vittime dello stesso ricatto che impone per non perdere il lavoro o per riuscire ad averne uno precario, di rinunciare ai propri diritti e alla loro dignità.

NOI NON CEDIAMO DAVANTI AI RICATTI! IL NOSTRO FUTURO PARTE DAI NOSTRI DIRITTI! IL 28 GENNAIO TUTTI IN PIAZZA INSIEME AI LAVORATORI!


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